Wednesday 17 December 2014

QUANTI SOLDI PERDONO LE FUMETTERIE


Nei primi 10 mesi del 2014, Shockdom ha avuto rapporti d’affari con 4 distributori (Alessandro, Star Shop, Pan e Manicomix) e con una decina di fumetterie tramite rapporto diretto, compresi gli incontri con gli autori.
Conseguenza di questi rapporti sono stati i fatturati sviluppati con i diversi interlocutori. Di seguito un’analisi

Totale Distributori: 39% (sul totale fatturato Shockdom)

In particolare:
Alessandro         5%
Star                   10%
Pan                   11%
Manicomix       13%

Vedete come Pan e Star, che sono i big del mercato, pesino solo per il 21%, solo 3 punti in più di Manicomix e Alessandro (tra l’altro, non legati a case editrici “major”). La differenza dovrebbe essere molto maggiore ma così non è.

Totale Fumetterie: 61% (sul totale fatturato Shockdom)

Una media del 6% ciascuno. Cioè con una singola fumetteria, in media, Shockdom ha incassato più della metà che con il più importante distributore italiano.

considerando che in realtà è una media, posso tranquillamente dire che ci sono negozi con cui Shockdom fattura più che con Sta Shop o Pan. Tra l'altro non sono necessariamente i negozi più grandi, ma quelli più attivi.

Cosa vuol dire questo?
1)    1)   Se Shockdom vende con un singolo negozio più che con un distributore, vuol dire che il distributore non distribuisce. D’altronde sappiamo che molti nostri utenti chiedono i nostri fumetti e gli viene risposto che noi non li mettiamo a disposizione. Perché l’editore stampa libri per non distribuirli, mi sembra normale.

2)    2)   Che le fumetterie, se si svegliassero, capirebbero il potere che hanno nei confronti dei distributori.
Quante sono le case editrici italiane di fumetti? Un centinaio? Ma se una fumetteria, lavorando direttamente con Shockdom, che è una casa editrice piccola, ci fa fatturare più che con Pan, quanti soldi stanno perdendo le fumetterie, visto il numero di case editrici “distribuite per modo di dire”? 

Sunday 21 September 2014

LA CLASSIFICA (economica) DELLE CASE EDITRICI DI FUMETTO - aggiornamento 2013

Negli articoli scorsi abbiamo visto lo stato di alcune delle principali case editrici di fumetti nel 2011 e 2012.

Sono arrivati quasi tutti i bilanci del 2013 e quindi possiamo subito analizzare come è cambiato il mercato del fumetto, in termini economici, dopo un anno così particolare come quello passato.
Questa volta accorpiamo in un unico post tutti gli indici calcolati nei tre precedenti, facendo il confronto con i due anni precedenti. 

ATTENZIONE: nel prossimo articolo, invece, andremo a vedere se la crisi di cui tuti parlano c’è veramente oppure no… ci saranno delle belle sorprese!

NOTE: 
1) ho aggiunto tra le case editrici anche RW 
2) Tunuè e Coconino, al momento della scrittura dell’articolo, non avevano ancora depositato i bilanci 2013. In questo caso ho lasciato per il 2013 i loro dati del 2012.  Quando avremo i dati dell'ultimo esercizio, aggiornerò il post.

Iniziamo dagli indici patrimoniali








Ed ecco gli indici relativi al conto economico. Devo dire che dal 2013 mi aspettavo un maggiore cambiamento delle classifiche specie per gli utili di esercizio, invece (sempre tenendo conto che per Tunuè e Coconino, i dati sono del 2012) le cose sono cambiate poco






ripeto, nel prossimo articolo farò un'analisi, questa volta con dati numerici, del mercato

a presto!

Wednesday 10 September 2014

LA CLASSIFICA (economica) DELLE CASE EDITRICI ITALIANE - parte 3 - la stabilità patrimoniale

Potete leggere le classifiche di Utili e Ricavi qui, e di ROS e ROI, qui. Se volete leggere le classifiche precedenti, di utili e ricavi, ROS e ROI potete andare ai seguenti link

In questa terza e ultima parte, vediamo il lato patrimoniale. E' quell'aspetto di un'azienda che dà in qualche modo una misura della sua stabilità nel tempo, diciamo una resistenza alle intemperie in caso di crisi.

I parametri che andiamo ad analizzare sono:
INDICE DI SOLIDITA' PATRIMONIALE
ISP=capitale proprio/totale fonti di finanziamento
Sono voci che si trovano direttamente nel bilancio, nell'area Stato Patrimoniale.

l'ISP indica quanto di "proprio" c'è nelle risorse che utilizza l'azienda per finanziare la propria attività. Maggiore è questo rapporto, meno avrà bisogno l'azienda di cercare all'esterno nuove risorse in caso di problemi.






non è una sorpresa chi troviamo in cima alla classifica, le due case editrici più "anziane" in Italia e già intuitivamente più solide.

Il secondo indice è l'ELASTICITA' PATRIMONIALE
EP=attivo circolante/attivo fisso (immobilizzazioni)
sono anche queste voci che si trovano direttamente nel bilancio, sempre nello Stato Patrimoniale.

L'EP indica, come si può intuire, quanto velocemente un'azienda può rispondere a variazioni di richieste economiche con il proprio attivo. Crescendo, vuol dire che il patrimonio fisso, non utilizzabile in tempi brevi, è minore di quello invece più velocemente fruibile

Ecco l'indice EP negli ani 2011 e 2012





infine l'INDICATORE DI LIQUIDITA' PRIMARIA
ILP=liquidità immediata/passivo circolante (debiti e prestiti entro l'esercizio)
l'ILP mostra la potenzialità da parte di un'azienda di coprire i debiti con liquidità "chiavi in mano" e se vogliamo indica una solidità a tempi brevissimi dell'azienda stessa.

Ecco i risultati per i due anni presi in considerazione






bene, tenetevi pronti, perchè nel frattempo sono recuperabili i bilanci del 2013 di molte case editrici, e a breve vedremo tutti questi parametri, attualizzati allo scorso esercizio.

Thursday 31 July 2014

La Classifica dei siti italiani di fumetti - Fonte Nielsen - dati giugno 2013-giugno 2014

Nel mondo della pubblicità italiana, Nielsen è l'azienda di riferimento per quel che riguarda studi statistici e misurazioni. 

Anche per il mezzo Internet, Nielsen è partner di Audiweb, l'ente incaricato della misurazione. 
Come tutti i metodi ha i propri pregi e i propri difetti, ma quando un'azienda compie delle analisi per pianificare la propria campagna, in Italia ci sono essenzialmente Nielsen e ComScore, ma Nielsen è quello in testa.

Ecco quindi di seguito i risultati per tredici mesi che vanno da Giugno 2013 a Giugno 2014.

I siti che sono stati oggetto della rivelazione sono stati inizialmente un numero maggiore, ma per molti di essi non abbiamo ricevuto i risultati.

I valori in ordinata sono in migliaia e indicano il numero di persone che visitano il sito



Zerocalcare, dopo tanti mesi di indiscusso dominio, ha iniziato a calare, mentre si vede il trend di Fumettologica, in forte espansione


restringendo ai soli siti di informazione e approfondimento



zoommando su quelli con maggiore traffico
















vedremo nei prossimi mesi come sarà il trend

Monday 21 July 2014

LA CLASSIFICA (economica) DELLE CASE EDITRICI ITALIANE (parte 2) - ROI e ROS

Seconda parte dell’articolo. Se volete leggete prima la parte su ricavi e utili

Parliamo di ROI e ROS

ROI
Un termine molto usato in diversi contesti. In generale indica il ritorno economico su un investimento effettuato. Nel mondo della pianificazione pubblicitaria, ad esempio, nelle campagne a performance, indica quanti euro sono stati ricavati in funzione di un euro investito.

Nel nostro caso ROI = Reddito Operativo / Capitale Investito

Il Reddito Operativo (RO) detto anche EBIT è il risultato dell’esercizio prima del conteggio delle tasse.

Il Capitale Investito invece = immobilizzazioni+ attivo circolante – passivo circolante e rappresenta il capitale allocato effettivo

Ecco la classifica ROI nel 2011 e nel 2012





ROS
Il Ros invece praticamente indica per ogni euro incassato quanti euro di reddito netto si hanno (ovviamente è un valore in percentuale)

ROS = Reddito operativo / Ricavi di vendita

Ecco la classifica ROS nel 2011 e nel 2012



Monday 7 July 2014

LA CLASSIFICA (economica) DELLE CASE EDITRICI ITALIANE (parte 1) - Vendite e Utili

Uno dei doveri di un imprenditore è conoscere il mercato in cui opera. Questo vuol dire saper leggere i numeri reali, che sono più veritieri di proclami, percezioni e facciate.

Il mondo del fumetto è povero di informazioni e spesso i magazine hanno paura di comunicare dati e, soprattutto, di commentarli. Dal canto mio, ho deciso di recuperarli alla fonte, visionando i bilanci di alcune case editrici per farmi un’idea dello stato del mercato e di Shockdom in esso, ben cosciente di essere ancora una piccola casa editrice, rispetto alle altre.

Ho deciso di condividere alcuni risultati. Ma, pur essendo i bilanci di dominio pubblico, non pubblicherò numeri, tendenze, percentuali o altro. Neanche di Shockdom, per evitare che con un semplice confronto si possano trovare indicazioni su numeri altrui. 

Farò soltanto una classifica.

Non è mia intenzione indicare aziende di successo né soprattutto, additare fallimenti. In un mercato di nicchia un'azienda che oggi sta per chiudere, domani potrebbe essere sul podio.

Ad esempio, nel 2012 Shockdom fa una grande figura, ma so già che nel 2013 scenderà nelle classifiche, mentre altre faranno il percorso inverso.

Per fare l'analisi ho preso in considerazione alcuni indici e parametri che vengono valutati quando si fa il check di un’azienda

AVVERTENZA: non ci sono tutte le case editrici e in particolare mancano Disney e Panini, perché hanno forme di business prioritarie e superiori rispetto ai fumetti ed è quindi inutile inserire i relativi dati, drogherebbero troppo i risultati.

Ho sviluppato l'analisi su due anni, il 2011 e il 2012 (i bilanci più vicini per adesso reperibili, quelli del 2013 lo saranno nei prossimi mesi). Mostrerò i dati un parametro alla volta.

Ho deciso di partire da quelli che sono due dei valori più interessanti e immediatamente reperibili direttamente dal bilancio: i Ricavi delle vendite e l'Utile di esercizio. Quest'ultimo è il valore finale del conto economico e dice se un'azienda sia andata in passivo o in attivo.

I Ricavi delle vendite non corrispondono alla vendita di soli fumetti, ma anche di eventuali altri prodotti/servizi che l'azienda offre al mercato.


RICAVI VENDITE





UTILE DI ESERCIZIO




Come si vede, la classifica degli utili può essere molto diversa da quella delle vendite. Quest'ultima tende ad essere più stabile, mentre quella degli utili dipende molto dai costi, dagli investimenti e altre attività dell'azienda.

Mentre passando dal 2011 al 2012 nei ricavi le cose sono rimaste praticamente identiche, negli utili vediamo che ci sono stati parecchi cambiamenti. Dobbiamo aspettare i bilanci del 2013, che usciranno dopo l'estate, per capire se questa tendenza è definita o se ci saranno altri cambiamenti. 

Vista la particolarità del 2013 per il mercato del fumetto, credo che cambiamenti ce ne saranno e anche significativi.

Nell'articolo successivo parliamo di ROI e di ROS.






Tuesday 1 July 2014

Editoria italiana: cercasi marketing disperatamente

Poche settimane fa sono stato contattato da una casa editrice italiana di una certa importanza, non fumettistica, che pubblica firme di livello internazionale, perché avevano bisogno di una consulenza di marketing digitale.

Nei due incontri che abbiamo fatto, sono rimasto colpito dalla mancanza di una figura con competenze base di marketing generico in una casa editrice di quel  livello. Mentre parlavo di cose veramente elementari come la misura della brand awareness, di purchase funnel, mi guardavano come se stessi parlando di teoria delle stringhe e prendevano appunti.

Questa difficoltà la vedo anche nel mondo dei fumetti, con case editrici di primo piano che si affidano a figure più editoriali che di marketing. Vedo cioè, la mancanza di una persona che abbia gli strumenti per capire dove si è, definire dove si vuole arrivare e poi utilizzare gli strumenti necessari perché ciò accada.

Rimango in effetti perplesso quando su Fumettologica i responsabili di Sergio Bonelli Editore, alla domanda

Ritenete che il web abbia influenzato le vendite di Dragonero e Orfani, le due serie sulle quali avete investito di più in comunicazione? Prevedete ulteriori attività online?”

Rispondono

I risultati di Dragonero e Orfani non si discostano da quelli delle altre ultime serie e miniserie presentate, quindi non saprei dire se il (per noi) nuovo modello di comunicazione adottato per il loro lancio abbia prodotto i risultati sperati… Di certo proseguiremo a utilizzare i nuovi canali di comunicazione anche per il futuro. Senza esagerare, però.

Non tanto sulla capacità di capire se un investimento abbia avuto risultati (al giorno d'oggi sempre più difficile non saperlo, ma ci sta), quanto per la frase "Di certo proseguiremo a utilizzare i nuovi canali di comunicazione anche per il futuro. Senza esagerare, però.". Perché indica una buona quantità di confusione sul futuro, che non va bene se ad averla sono i manager. 

In occasione del lancio di Orfani, su Il Fatto Quotidiano, fu riportato questo virgolettato

Dopo il numero 1 proviamo ad assestarci sopra le 50mila copie – dice Marcheselli – sarebbe un fenomeno sopra le 80mila”. 

Orfani vende 29.000 copie, dati della Sergio Bonelli Editore a Fumettologica
Direi che questo risultato numerico non può non far porre alcune domande.

Supponiamo che siano stati usati degli strumenti per fare una stima di 50.000 copie, anche solo l'esperienza di decine di anni di editoria. Il risultato è stato il 40% in meno. 

Quindi il risultato è stato molto al di sotto delle aspettative.

Attenzione: non vuol dire che Orfani sia un flop tout-court, perché come dichiara Recchioni e riportato da Tuttocartoni, Orfani è "la terza testata per guadagno della SBE" e quindi va benissimo. Non è questo il punto.


Il punto è che generalmente un'azienda definisce un piano economico a inizio anno, per raggiungere un obiettivo alla fine dell'esercizio. Sbagliare le previsioni di vendita di un prodotto potrebbe influenzare molto i risultati dell'azienda e il piano strategico dell'anno successivo.


Perché Orfani non ha raggiunto le stime?

Sbagliato l'approccio pubblicitario (quindi un problema operativo che si può sistemare) o il prodotto è stato posizionato in maniera sbagliata, mirando ad un certo target che non ha risposto (e qui il problema è ben più grave perché strategico) ?

Ho saputo che la casa editrice milanese sta implementando un team di marketing al proprio interno. Spero che l'equazione non sia marketing=pubblicità, perché temo che le cose non cambierebbero molto.





Wednesday 28 May 2014

Quanto deve costare un eBook di fumetti ?

È convinzione diffusa che un eBook, in quanto opera digitalizzata e quindi mancante del costo essenziale del processo stampa/magazzino/spedizione, debba costare molto meno della pubblicazione cartacea.

Quando io fisso il prezzo di una pubblicazione Shockdom tengo conto, oltre ad eventuali considerazioni di marketing e di obiettivi commerciali, del fattore base del prezzo minimo, cioè di quanto deve essere l'introito a copia per recuperare le spese sostenute, considerando anche i costi variabili.

Veniamo agli eBook. In Italia la convinzione diffusa è “tanto sono in digitale, che costi hai?”, e quindi che debbano costare meno di un gioco per smartphone. 
Facciamo allora il paragone tra i costi di un eBook e quelli di un volume cartaceo, con i valori di Shockdom.

Carta:
-          Produzione: circa il 30% tra grafica, stampa, magazzino e spedizioni
-          Iva: 4%
-          Distribuzione/negozio:  50% se va bene
-          Autore: 10%

Per un volume che ad esempio costa 10€, il margine finale per l’editore è 0,60€

eBook
-          Produzione: circa 10%
-          Iva: 22% (esatto, l’iva sugli eBook non è quella dei libri)
-          Distribuzione: dal 35% al 60% (!):
-          Autore: per adesso, noi diamo il 70% sui guadagni (quindi tolti i costi dei punti precedenti)

Per un eBook che costi 10€, il margine finale per Shockdom è
-su 35% di costi di distribuzione: 1,14€
- su 65% di costi di distribuzione: 0,24€

Quindi a parità di prezzo, BENE CHE VADA, il guadagno è doppio rispetto al cartaceo. Quindi il prezzo di copertina, NELLE CONDIZIONI MIGLIORI, dovrebbe essere la metà di quello cartaceo, non meno.

Nelle condizioni peggiori, siamo a un terzo del cartaceo, quindi dovrebbero addirittura costare di più.

Questo mercato è destinato a crescere, non ci sono dubbi. Non si tratta di Se ma di Quando.  Solo che è ormai FONDAMENTALE che lo Stato italiano si adatti alla direttiva europea di quasi DIECI ANNI FA (2006) che indicava l’equiparazione fiscale tra libri ed ebook. Solo così e con la sempre maggiore diffusione delle opere, si potrà parlare di adeguamento dei prezzi.


Sperem.

Thursday 22 May 2014

Lumina, il lusso nel fumetto

Molto interessante in questi giorni l’operazione Lumina.
Come editore li ho contattati prima che partisse il crowfunding perché assolutamente colpito dalla grafica. Con lo staff ci siamo scambiati proposte, ma alla fine non si è trovato un accordo. Lo scrivo per trasparenza.

Ho seguito molto attentamente l’andamento del crowfunding e mi piace fare alcune considerazioni.

L’operazione di promozione è fatta molto bene. Con veramente poco budget, sfruttando la corsa alla solidarietà e coinvolgendo la Rete, lo staff è riuscito a superare quello che in gergo si chiama il tipping point, cioè il punto oltre il quale il passaparola esplode.

E' notorio che all'avvicinarsi della scadenza, un funding vede incrementare notevolmente il numero di sponsor e vedremo se questo effetto sarà decisivo. Mancano pochi giorni e per avere successo deve stabilizzarsi su una media di quasi 1800€ al dì. Non è facile, ma non è impossibile. Se in qualche modo riuscisse ad arrivare ad un programma televisivo o radiofonico adatto (e forse questo è il momento in cui potrebbe accadere), il gioco sarebbe fatto.

Il progetto è basato sul “tutto o niente”, in particolare per due aspetti.

Il crowfunding è di tipo “fixed goal”, cioè se le donazioni non dovessero arrivare a 44.000€ , non verrebbe erogato neanche un centesimo e tutta la fatica andrebbe persa (o quasi, perché comunque Lumina rimarrà come case history).  Mi sono domandato come mai questa scelta, visto che c’era anche l’alternativa del “quel che arriva prendo”. Probabilmente si è avuto timore che il livello necessario alla produzione non sarebbe stato raggiunto e per mantenere l’impegno, lo staff avrebbe dovuto rinunciare a qualche emolumento o, addirittura, a versare liquidità, cosa mai piacevole. Ma è solo una supposizione, ci potrebbero essere altri motivi anche regolamentari.

La quota richiesta, molto elevata, contiene tutti i costi(tutto o niente), compreso il lavoro dei due artisti che però è valorizzato molto poco. Secondo me si poteva giocare in altra maniera. Settecentocinquantaeuro al mese ciascuno sono pochi e allora perché non provare a togliere del tutto questa voce? Se dai 44.000€ venissero cancellati i 12.000€del lavoro degli artisti, l’obiettivo sarebbe stato meno difficile. E la voce “lavoro autori”si sarebbe riempita con la vendita degli albi, come è tipico di un’autoproduzione. So che leggendo queste parole ci sarà qualcuno che dirà “ecco, come al solito il lavoro degli autori è quello che può essere sacrificato”. Assolutamente no. Proprio perché un lavoro del genere deve essere ben retribuito,  togliere l’unica voce che dipende dal produttore poteva aiutare a raggiungere l’obiettivo e quindi guadagnare di più in seguito. È un ragionamento da imprenditore.

Andando oltre, cosa significa il progetto Lumina per il fumetto?

Lumina è un progetto particolare, per la percezione che hanno gli utenti della sua qualità e originalità. E il fatto che ad avere successo (intesa come diffusione del funding) sia un’operazione così particolare, può essere sia un rischio che un’opportunità, per il crowfunding.
Un rischio perché potrebbe segnare un solco, un termine di paragone molto pesante per i progetti futuri.Come se un progetto “normale”, magari con un budget basso e un prodotto mainstream, non potrà essere degno di essere sponsorizzato. Spero non sarà così.

Un’opportunità perché Lumina ha il pregio di aver definitivamente mostrato la potenzialità di uno strumento come il finanziamento spontaneo delle persone e l’ebbrezza dell’autoproduzione, un’attività altamente formativa, che fornisce una visione della pubblicazione molto più ampia rispetto a quella che si ha da autore,facendo comprendere aspetti nascosti o poco conosciuti che serviranno in futuro, nel momento in cui ci si relazionerà con un editore.

Ma andando ancora oltre, Lumina forse ha dimostrato che può esistere una industry dell' extra-lusso anche nel fumetto. Lumina ha rivelato la parola esacromia. Un tipo di stampa che costa un occhio della testa, ma che permette di riprodurre una gamma di colori molto più vicina a quella potenzialmente percepibile dall'occhio umano. Quindi un prodotto che per caratteristiche di produzione e di qualità percepita, deve necessariamente avere un costo di vendita elevato. Questo lato del prodotto potrebbe essere spinto all'estremo, alzando notevolmente il prezzo di copertina e facendo diventare Lumina quello che forse è destinato a diventare: un prodotto di lusso, intenso nel senso positivo del termine. Lumina come l'Hermes del fumetto.

E' una "suggestione" (come si suol dire negli ultimi tempi) che regalo a chi lo produrrà, gli autori stessi o un editore. Posizionare Lumina ancora più in alto. Rischioso, ma non così irreale. Paradossalmente il crowfunding, spesso percepito come operazione “cheap”, potrebbe aver aiutato questo ulteriore spostamento in alto del prodotto.